Nel settore alimentare si parla spesso di conservabilità o shelf life di un alimento. Si tratta del periodo entro il quale il prodotto mantiene le sue caratteristiche di sicurezza e qualità, prima del termine minimo di conservazione o della data di scadenza indicati in etichetta.
“Da consumarsi preferibilmente entro”
Quando su un alimento leggi la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il…”, si parla di termine minimo di conservazione (TMC).
Indica la data fino alla quale il prodotto conserva le sue proprietà specifiche (sapore, consistenza, profumo, ecc.), a patto che venga conservato correttamente.
Superato il TMC, l’alimento non è automaticamente da buttare: potrebbe aver perso parte delle sue qualità organolettiche, ma non rappresenta un rischio per la salute.
Esempi tipici: pasta secca, biscotti, bibite, legumi in lattina, prodotti surgelati.
Mangiare una pasta secca due mesi dopo il TMC, per esempio, non è pericoloso: può solo risultare meno fragrante o leggermente alterata nel gusto.
“Da consumarsi entro”
La dicitura “da consumare entro il…” indica invece una vera e propria data di scadenza.
Oltre tale data, l’alimento può rappresentare un rischio per la salute, e non può essere né venduto né consumato.
Rientrano in questa categoria i prodotti altamente deperibili, come:
- latte fresco (per legge ha una scadenza di 7 giorni),
- piatti pronti di gastronomia,
- pasticceria fresca,
- preparazioni di carne fresca,
- insalate pronte.
Provare a bere del latte fresco un mese dopo la scadenza, ad esempio, sarebbe pericoloso: in questi casi, la sicurezza microbiologica del prodotto non è più garantita.
Sanzioni
La vendita di alimenti scaduti (cioè con “da consumare entro” superato) è vietata e sanzionata severamente, perché comporta un rischio diretto per la sicurezza alimentare.
Nel caso dei prodotti con termine minimo di conservazione superato, invece, la legge consente la vendita solo se:
- gli alimenti sono separati dagli altri prodotti in esposizione,
- il consumatore è informato chiaramente (es. cartello “Prodotto oltre il termine minimo di conservazione”).
Tuttavia, non è mai ammessa la vendita se:
- il prodotto mostra segni di alterazione,
- manca un’adeguata informazione al cliente,
- la pratica è usata per confondere o ingannare il consumatore.
In sintesi
- “Da consumarsi entro” = scadenza → dopo la data, il prodotto è a rischio e non può essere venduto.
- “Da consumarsi preferibilmente entro” = TMC → dopo la data, il prodotto può essere ancora sicuro, ma potrebbe aver perso qualità.
Conoscere la differenza è importante non solo per i consumatori, ma anche per chi lavora nel settore alimentare e deve garantire la sicurezza e la corretta informazione in etichetta.